Tecniche ad immagine
Imaging a raggi X (digitale o analogico)
Indagini diagnostiche con i Raggi X
Questa tecnica, che ha rivoluzionato la medicina, è stata quasi da subito impiegata con grande profitto anche per l’indagine dei dipinti. Impiegata fin dalla sua scoperta per visualizzare e intervenire sulle parti interne del nostro corpo, si è rivelata utilissima per analizzare in modo non invasivo opere d’arte di tutti i tipi: dipinti, manufatti ceramici, metallici o lapidei, sia a fini conservativi che per approfondimenti storico-artistici.
In particolare, la radiografia può fornire utili informazioni sulla tecnica impiegata da un determinato autore, rivelando le caratteristiche “interne” dei suoi manufatti, così come evidenziare eventuali problemi conservativi, elementi utili anche alla sua valutazione.
Nel caso dei dipinti, ad esempio, l’esame radiografico fornisce una lettura dell’opera nella sua interezza, restituendo importanti indicazioni sia sul supporto, sia sugli strati pittorici, utili per l’interpretazione della successione stratigrafica delle porzioni originali o di restauro. L’immagine radiografica permette, infatti, di rivelare dipinti sottostanti, di evidenziare fratture esistenti, stuccature, integrazioni lignee, chiodi metallici, elementi di connettitura delle tavole, quali cavicchi o perni, tela di incamottatura o stoppa nelle connettiture, danni dovuti ad attacchi di insetti xilofagi, lacune dello strato pittorico ed aggiunte, ottenendo una prima caratterizzazione e mappatura dei materiali impiegati dall’artista e nel corso di restauri pregressi
Pala Nerli di Filippino Lippi, Indagine con i Raggi X
Un po’ di storia
I raggi X fecero il loro ingresso nel campo artistico e archeologico praticamente non appena nel 1896 W. Röntgen li scoprì e utilizzò. Poco dopo la sua scoperta infatti lo scienziato tedesco tentò di radiografare un quadro, ma fu solo durante la Prima Guerra Mondiale che si fece la prima lastra di un dipinto su tavola.
Subito dopo i primi esperimenti si capì quanto fossero utili le applicazioni della Radiografia X ai dipinti: si poteva infatti determinare la struttura del supporto, fare un’analisi approssimativa dei pigmenti, oltre a ricercare firme e smascherare falsificazioni.
Nonostante Röntgen avesse dichiarato di non voler brevettare e che la sua invenzione apparteneva all’umanità, nel 1915 Alexander Faber ottenne un brevetto per le tecniche radiografiche sui dipinti, il che comportò di fatto una sospensione di diversi anni dell’uso di questa tecnica in Germania[1].
Nel frattempo a Tour un gruppo di tecnici, medici ed infermieri della guerra 1914-18 prese l’iniziativa di utilizzare uno strumento portatile a bordo di un’ambulanza per effettuare indagini “a domicilio” di opere d’arte.
E in una delle prime mostre sulle analisi scientifiche effettuate sulle opere d’arte, organizzata a Parigi, all’Orangerie, dal titolo “Le tecniche scientifiche nello studio e nella conservazione delle pitture”, furono esposti soprattutto i risultati ottenuti con i raggi X [2].
[1] M. Hours, La vie mystérieuse des chefs-d’oeuvre : La science au service de l’art
[2] J.Patfield, D. Sauders, J.Cupitt, Anderson,”Improvements in the acquisition and processing of the X-rays images of Paintings”, NG Techincal Bulletin n.23
Radiografia digitale
Esistono diverse tecniche per rivelare i Raggi X. Il metodo classico utilizza una speciale pellicola, che deve venire sviluppata in laboratorio.
Nel caso della radiografia digitale, l’immagine è acquisita in forma numerica e quindi subito disponibile per eventuali elaborazioni al computer. La radiografia digitale può essere ottenuta tramite degli châssis con schermi scintillatori a “fosfori di memoria”. Questi schermi normalmente sono di dimensioni pari alle pellicole standard di tipo tradizionale.