Chi non cambia “lentamente muore”

Ott 21, 2024 | Autenticazioni ed attribuzioni, intervista, professionisti della cultura

Innovare per Conservare: La Digitalizzazione del Patrimonio Culturale

Intervista ad Anna Maria Marras, Università di Torino

I musei sono spesso percepiti come luoghi poco propensi al cambiamento, ma di fronte all’accelerazione degli ultimi anni, è diventato sempre più chiaro che chi non cambia “lentamente muore”, ed è indispensabile cercare strumenti innovativi, attraendo nuove competenze, e rendendo il patrimonio accessibile tramite nuovi percorsi.

Ne parliamo con Anna Maria Marras, ricercatrice in biblioteconomia e archivistica al Dipartimenti di Studi Storici dell’Università di Torino, dove insegna Patrimonio Culturale Digitale, Luoghi e Istituti della Cultura e Culture digitali per il patrimonio culturale.

Anna Maria ha un dottorato in archeologia e si occupa degli aspetti legati al digitale e all’accessibilità del patrimonio culturale. Collabora con diverse istituzioni culturali e ai diversi progetti nazionali ed internazionali. Dal 2019 è segretario generale di AVICOM – ICOM ed è nel direttivo di ICOM Italia.

Cosa si intende per digitalizzazione dei beni culturali?

La digitalizzazione dei beni culturali restituisce oggetti, opere d’arte e documenti fisici in formati digitali. Dai testi antichi alle statue, tutto può essere scannerizzato o ricreato in 3D.

Perché è importante e quali opportunità offre?

L’obiettivo è preservare il patrimonio e renderlo fruibile a un pubblico globale, permettendo di esplorare collezioni che altrimenti sarebbero difficilmente accessibili a causa di limiti geografici o fisici e offrendo esperienze innovative come tour virtuali e realtà aumentata, che attraggono soprattutto le nuove generazioni.

Questo processo consente anche di preservare oggetti, documenti e opere d’arte, proteggendoli dal deterioramento e fornendo un backup digitale in caso di danni fisici.

Quali sono i limiti della digitalizzazione?

Sebbene non ci siano conseguenze intrinsecamente negative nella digitalizzazione, essa richiede nuove forme di conservazione. Non si tratta solo di proteggere l’oggetto digitale, ma anche di garantire la manutenzione delle piattaforme tecnologiche che lo ospitano, con continui aggiornamenti e costi di gestione, oltre all’impatto ambientale delle grandi banche dati digitali.

Inoltre, esistono disuguaglianze digitali: non tutti hanno accesso alla tecnologia necessaria per usufruire delle esperienze digitali, il che potrebbe creare nuove forme di esclusione culturale per coloro che non dispongono degli strumenti tecnologici adeguati.

Quale ruolo vedi per i risultati delle indagini diagnostiche in questo contesto?

Le indagini diagnostiche rivestono un ruolo cruciale integrandosi perfettamente con i processi di conservazione digitale. Tecniche scientifiche avanzate, come la riflettografia infrarossa, la fluorescenza a raggi X e la tomografia computerizzata, consentono di analizzare in modo non invasivo le opere d’arte, rivelando informazioni essenziali sul loro stato di conservazione, sui materiali utilizzati e sui metodi di creazione.

In un mondo sempre più digitalizzato, i risultati di queste indagini possono essere utilizzati per arricchire le esperienze digitali offerte dai musei. Integrando i dati raccolti, è possibile fornire al pubblico informazioni dettagliate e scientifiche che normalmente non sarebbero visibili a occhio nudo, come strati di pittura nascosti o tecniche artistiche utilizzate dall’autore. Questo non solo aumenta la qualità dell’esperienza digitale, ma permette anche una conservazione più consapevole e precisa del patrimonio, contribuendo a rendere la digitalizzazione uno strumento di conservazione attiva.

Inoltre, il crescente ruolo delle tecnologie digitali e diagnostiche richiede nuove competenze e figure professionali capaci di gestire e interpretare questi dati. Esperti in diagnostica e conservazione digitale, insieme a professionisti capaci di tradurre queste scoperte in contenuti digitali accessibili, saranno fondamentali per garantire una gestione adeguata del patrimonio culturale nel futuro.

Le professioni culturali e il ruolo della cultura. Come si stanno evolvendo?

La formazione continua e l’aggiornamento delle competenze sono ormai essenziali in tutti gli ambiti lavorativi, compreso quello culturale.

Tradizionalmente incentrate su ruoli come curatori, archivisti o restauratori, le professioni culturali si stanno arricchendo di nuove competenze tecnologiche, gestionali e interdisciplinari. L’emergere di figure come il digital curator o l’esperto in comunicazione digitale riflette la necessità di rispondere a un pubblico sempre più globale e digitalizzato.

La ricerca Competenze per il patrimonio culturale della Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali ha evidenziato l’importanza di diverse competenze nei luoghi della cultura, superando i profili professionali tradizionali e includendo figure legate alla comunicazione e al fundraising. La ricerca ha individuato 23 profili professionali, 120 ruoli e oltre 150 attività specifiche.

In questo contesto, il progetto europeo CHARTER (Cultural Heritage Action to Refine Training, Education and Roles), mira a creare una strategia europea per le professioni del patrimonio culturale. Tra i suoi obiettivi, il progetto si propone di raccogliere dati sulle competenze richieste in Europa e sviluppare un quadro strategico per la formazione, l’educazione e la definizione dei ruoli professionali nel settore culturale. In un contesto storico in cui il digitale costituisce una parte integrante e imprescindibile della vita quotidiana, l’integrazione tra cultura e tecnologia non si configura unicamente come un’opportunità, ma come una necessità strategica per garantire la trasmissione e la fruizione del patrimonio culturale. Questo approccio sinergico, che combina le scienze umane con le innovazioni tecnologiche, è essenziale per assicurare la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, offrendo modalità avanzate di archiviazione, analisi e accesso.

Anna Pelagotti
Anna Pelagotti