Mentre tanti studenti si stanno preparando per gli orali dell’esame di maturità, ecco alcuni consigli non richiesti per chi è affascinato dal mondo delle analisi scientifiche sui beni culturali.
Secondo Almalaurea, attualmente le università in Italia che offrono un corso di laurea in Diagnostica per i beni culturali sono 5, ma per capire la confusione che regna in questo settore, basta constatare che afferiscono tutti a dipartimenti diversi. A Milano il corso è sotto il dipartimento di Scienze della Terra, a Roma in quello di Biologia Ambientale, a Firenze in Chimica, a Venezia on Scienze Molecolari e Nanosistemi, a Camerino nella Scuola di scienze e Tecnologie.
I laureati in questo ambito sono in netto declino e sono comunque numeri molto bassi in assoluto (ed infatti alcuni corsi di laurea sono stati recentemente chiusi, come quello a Torino).
Il corso di Diagnostica dei beni culturali è scelto in larga maggioranza dalle donne.
Le materie sono interessanti (Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali. Chimica generale e inorganica, Chimica organica, Fisica, Chimica del restauro e della conservazione, Fondamenti di archeometria, Fondamenti di scienze ambientali, la trasformazione dei materiali nelle arti, valutazione del rischio ambientale, petrografia, Diritto ed economia dei beni culturali, Storia del restauro, Museologia), e consentirebbero di apprendere i fondamentali e l’apertura mentale necessaria per agire in questo settore, ma sempre secondo Almalaurea, solo poco più della metà degli studenti rifarebbe lo stesso percorso.
Del resto le possibilità di occupazione in questo settore sono bassissime, e gli stipendi anche questi tra i più bassi tra quelli dei laureati. Le cifre riportate ci sembrano addirittura ottimiste, in base a quello che vediamo intorno a noi.
Va anche detto che abbiamo visto che non sempre la qualità degli insegnamenti è sufficiente ad intraprendere una carriera in questo settore, soprattutto nel privato, ed i livello sta scendendo. Da Art-Test arrivano molti laureati che all’ingresso in laboratorio non sanno distinguere una radiografia da una riflettografia.
Eppure, in un paese dove i beni culturali abbondano, e la necessità di studiarli pure, sembra una situazione paradossale. Ed infatti lo è. Lo Stato che da una parte offre questi corsi, non assume personale con questi profili né nelle università, né nei musei, e soprattutto non reputa la diagnostica importante in un progetto di restauro, ed infatti quasi mai questa viene richiesta e messa a capitolato, e tanto meno come studio di un’opera in se’.
Non solo, lo Stato spesso lascia che gli enti di ricerca o le università facciano concorrenza proprio a coloro che ha formato. Le istituzioni pubbliche, che rinunciano a fare ricerca, possono offrire servizi a costi ridotti, dal momento che con il ricavato non devono pagare affitto e macchinari, giusto per citare i costi più alti da affrontare per un privato.
Non è così in molti paesi esteri, dove i laureati italiani migliori emigrano per trovare lavoro. Soprattutto nel Nord Europa, i governi mettono a disposizione fondi adeguati e finanziano le strutture necessaria.
In Italia, una situazione desolante.
Quindi che fare se si è appassionati di scienza per i beni culturali? Scegliere con cura dove fare gli studi, e non decidere di optare per questo ambito perché l’idea ci piace. Non vanno seguite le proprie passioni, ma soprattutto va valutato quello per cui siamo versati, in questo caso, forse sorprendentemente per qualcuno, soprattutto la chimica e la fisica.
Le prospettive per chi sceglie fisica o chimica direttamente sono molto diverse, anche se la facoltà dove il futuro dei laureati sembra più roseo rimane quello degli ingegneri.
Fisica
Chimica
Ingegneria elettronica
Se si reputa di essere versati per la storia dell’arte, e si scegli questo percorso, è bene sapere che queste sono le statistiche.
Dunque, una situazione dolorosa per chi decide di scegliere diagnostica per i beni culturali, e anche per noi ad Art-Test, che difficilmente riusciamo a trovare personale all’altezza.